Il Complesso Conventuale di San Domenico e il Museo d'Arte Sacra
Il complesso conventuale, oggi comunemente chiamato "Valentianum" era il convento domenicano di Monteleone, da sempre, considerato uno degli insediamenti più importanti della regione, del grandioso convento, con vasto orto sul retro, restano, oggi, soltanto il grande chiostro quadrangolare, alcune celle al piano terra, le due scale che conducono al piano superiore e parte dell'antica chiesa di San Domenico, oggi adibita ad auditorium. La struttura originaria è risalente al 1455 ma fu ricostruita nel 1543, per volere di Ettore Pignatelli che diede l'incarico della sua fondazione ai frati domenicani Tommaso Gerace e Vincenzo Sgrò. Nella nuova struttura venne inserita la piccola chiesa di Sant'Antonio Abate situata accanto al complesso conventuale che divenne sede anche delle Confraternite di Sant'Antonio e del Santissimo Rosario.ValentianumNella seconda metà del XVII secolo, la chiesetta venne ingrandita con la costruzione di tre navate e fu dedicata a San Domenico.Dal 1543 fino al 1809, anno in cui fu soppresso, il convento esercitò sempre grande influenza nella vita sociale ed ecclesiastica della città.
Dopo la soppressione, compiuta dai francesi durante il Decennio, fino alla prima metà del secolo successivo, fu impiegato come ospedale militare, mentre dal 1852 fino al 1944, come orfanotrofio provinciale con annesso Istituto Agrario che istruiva ed avviava all'apprendimento di un mestiere gli orfani. Erano, infatti, attivate diverse "officine" quali quelle di tipografo, ebanista, sarto, falegname e calzolaio. Grande rilevanza ebbe l'officina dei tipografi, voluta dal barone Cordopatri, che divenne una delle più importanti della città di Monteleone e dell'intero distretto con importanti pubblicazioni al suo attivo. Infine, dal secondo dopoguerra in poi, ospitò anche l'Istituto Industriale e l'orfanotrofio, chiuso già dal 1944 per mancanza di fondi, venne dichiarato estinto solo nel 1989, dopo la ristrutturazione dell'intera struttura conventuale avvenuta nel 1984 per conto dell'OPE.RE.M. (Opera di Religione della Diocesi di Mileto).
La chiesa conventuale di San Domenico, era, secondo la descrizione di Vincenzo Bisogni, la più bella della città, in essa, trovavano collocazione importanti opere come: la "Santa Caterina da Siena" del pittore fiammingo Wenzel Cobergher (Anversa,1577 - Bruxellesa, 1634), oggi custodita nel Museo d'Arte Sacra (attribuzione Giorgio Leone), i paramenti del "Parato del Rosario" anch'essi custoditi all'interno del Museo d'Arte Sacra, la tavola raffigurante la Madonna con Bambino tra i santi domenicani Tommaso d'Aquino e Vincenzo Ferrer di pittore napoletano della fine del XVI/inizio del XVIII secolo, oggi collocata all'interno della Chiesa di Santa Maria Maggiore e San Leoluca, lo splendido velo che doveva coprire l'immagine sacra di San Domenico posta sull'altare maggiore, oggi conservato al convento domenicano di Soriano Calabro, lo stesso maestoso altare maggiore che oggi fa bella mostra di sé come altare maggiore della chiesa di Santa Maria Maggiore e San Leoluca ed è espressione di una delle più raffinate maestranze napoletane del XVIII secolo: Francesco Raguzzini, datato 1745, o il grande portale manifestazione delle migliori maestranze serresi che decora, nell'incuria generale, la facciata della chiesa dello Spirito Santo: antico duomo della città. Quasi totalmente persa la biblioteca e la bottega dello speziale, di cui si conservano alcuni vasi in un'antica farmacia vibonese. Tra le nuove funzioni date al complesso, vi è anche quella "museale" con la costituzione del Museo d'Arte Sacra ubicato nell'ala nord-ovest del piano terra.
Il museo, fondato il 22 dicembre 1988, per volere dell'arciprete Onofrio Brindisi, oggi, ospita opere provenienti dall'intero territorio vibonese, databili tra il XV e XIX secolo. Oggi il museo è chiuso per lavori di ristrutturazione, fortemente voluti dal nuovo arciprete Giuseppe Fiorillo e dal direttore dott. Franco Luzza.
Il museo è il risultato della volontà popolare di non disperdere il proprio patrimonio artistico. Oltre alle già citate opere provenienti dalla chiesa di San Domenico, vengono custodite opere tra le più importanti dell'arte meridionale, come: le statue bronzee di Cosimo Fanzago (Clusone, 1591 - Napoli, 1678), provenienti dalla Certosa di Serra San Bruno, le due statue superstiti del "Trittico Gagini", le tele dei celebri pittori monteleonesi, come: Emanuele Paparo, Brunetto Aloi e Silvio Enea Strani, o le opere attribuite ad importanti pittori napoletani, come: Paolo de Matteis e Francesco Curia, o ad altri celebri artisti calabresi come lo scultore polistenese Francesco Jerace, attivo a Napoli e Roma, oltre ai tanti paramenti sacri, alcuni di ottima fattura ed i molti oggetti liturgici e di pietà popolare tra i quali spiccano le belle argenterie di scuola napoletana. Splendida è la mitria di S. Leoluca di Mattia Condursi, datata 1854. Oggi la struttura conventuale ospita, anche, la nuova sede della Camera di Commercio di Vibo Valentia.
Beatrice Ceravolo